Così la forma di allevamento guida tutti gli interventi di gestione della chioma: dalla potatura invernale alla cimatura fino alla defogliatura
Di Claudio Corradi
La scelta della forma d’allevamento indirizza ogni scelta operativa in vigneto. Con l’affermarsi di una meccanizzazione sempre più spinta questo aspetto ha assunto una rilevanza estrema.
Oggi si distinguono due soli grandi gruppi: forme a cordone permanente (cordone libero, speronato ma anche Sylvoz e Casarsa) o a tralcio rinnovato (tutti i guyot e i sistemi derivati). I migliori risultati economici della meccanizzazione vengono realizzati sui sistemi a cordone permanente, ma non solo.
Nella gestione della potatura invernale l’avvento della prepotatura meccanica, introdotta con l’obiettivo del contenimento dei costi di produzione, ha nel tempo modificato le scelte tecniche di tutti i produttori. La speronatura è l’esempio più eclatante: nel tempo è stato adottata, e se vogliamo adattata, anche dove la potatura viene eseguita a mano. Questo dimostra che non è corretto distinguere fra potatura manuale o potatura meccanica ma parlare di forme, di sistemi di potatura, entità dei tagli e carica di gemme.
Le macchine possono essere a barre o rotative. Possono operare a differenti velocità di avanzamento ma quelle a barre sono ritenute più adatte ad operare tagli degli speroni a lunghezza definitiva, quindi da non più da raccorciare, perché operano un taglio più netto. Quelle rotative invece sono in grado di effettuare una perfetta stralciatura. Per ottenere i migliori risultati sul fronte della riduzione dei costi si può ricorrere a forme di potatura “essenziali”, meno accurate, basate su una rifinitura manuale molto blanda. Su questi vigneti con speronatura estrema la vendemmia deve essere esclusivamente meccanica, non solo per le caratteristiche dei grappoli ma anche per la loro posizione all’interno di una vegetazione estremamente disordinata. Il diraspatore in questo caso è più che mai indispensabile per operare una corretta pulizia dell’uva.
Potatrice a dischi scavallante
Vigneto Italia, la potatura invernale
Cordone permanente
Libero, speronato Gdc
Potatura meccanica
Le potatrici a barre sono le più utilizzate in pianura, consentono anche la rifinitura congiunta
Le potatrici a disco si possono utilizzare anche in collina, solo rifinitura disgiunta
Tralcio rinnovato
Guyot, capovolto
Potatura a mano
Forbici pneumatiche elettroniche in decisa crescita
Cimatrici, le più diffuse
La potatura verde rispetto a quella invernale è un’operazione che, pur essendo effettuata più volte in un anno, richiede complessivamente molto meno. La cimatura, che potrebbe essere definita un male necessario a permettere il transito interfilare in sesti fra le file sempre più ravvicinati, ha anche un importante ruolo, soprattutto nei vigneti vigorosi, nel favorire un microclima ideale per i grappoli e la corretta esecuzione dei trattamenti di difesa fitosanitaria. Aspetti, entrambi, che negli ultimi anni stanno assumendo una valenza sempre più rilevante non solo dal punto di vista ambientale, visto che in tanti casi può permettere di limitare interventi di difesa, ma anche nel miglioramento dell’efficacia dei trattamenti. Cimature sempre più frequenti ed anticipate, addirittura precedenti il periodo della fioritura e fra loro molto ravvicinate, vengono adottate, soprattutto su forme d’allevamento a cordone libero, per influire sulla fisiologia della piante e su portamento della vegetazione. Anche questa operazione subisce l’influenza della scelta della forma di allevamento. Basti pensare alla necessità di differenziare la tecnica di gestione delle cimature nel caso di sistemi a tralcio rinnovato rispetto a quelli a cordone permanente. Le differenze non riguardano solo il tipo di attrezzatura richiesto all’azienda ma anche la tempistica degli interventi ed il loro numero. Il tutto ovviamente con differenti risultati sui costi di produzione complessivi.
Cimatrice doppia con telaio adatto anche alla potatrice da secco
Defogliare è meglio che curare
La defogliatura consiste nell’asportazione di un certo numero di foglie nella zona del grappolo allo scopo di arieggiarlo, creando in questo modo condizioni sfavorevoli allo sviluppo di botrite predisponendo al tempo stesso la chioma del vigneto ad una migliore penetrazione dei trattamenti specifici che devono essere indirizzati proprio a protezione del grappolo.
La scelta dell’epoca di intervento va fatta in funzione dell’obiettivo e delle condizioni sia climatiche che fenologiche:
- Precoce in piena fioritura. Viene realizzata sulla varietà e nelle aree particolarmente soggette ad attacchi botritici. In questa fase specifica, però, genera una minore allegagione e la formazione di grappoli più spargoli. Risente molto delle condizioni climatiche del momento di esecuzione (temperature, disponibilità idrica nel terreno, etc ) e per questo non sempre genera risultati riproducibili.
- Allegagione. Produce i migliori risultati sanitari nella lotta alla botrite oltre a generare, stando ai risultati di diverse prove sperimentali, una minore sensibilità delle uve alle alte temperature che si potranno verificare con l’avanzare della stagione. In questi casi è possibile realizzare, senza controindicazioni, anche una sfogliatura leggermente più incisiva.
- Post-allegagione. L’intervento deve essere leggero e preferibilmente realizzato solo sulla parete vegetativa meno esposta al sole. In genere è bene limitare la sfogliatura, che può indurre un minore sviluppo del volume degli acini, all’eliminazione di due foglie al di sotto di ogni germoglio.
- Pre-chiusura grappolo. Iintervento specifico di pre-trattamento antibotritico che non trova particolari controindicazioni alla sua esecuzione.
- Inizio invaiatura. Si rischia di esporre i grappoli al sole e generare scottature.
- Pre-vendemmia. MIgliora le condizioni microclimatiche dei grappoli negli ultimi giorni prima della raccolta, soprattutto se le condizioni climatiche sono tali da favorire l’insorgere di muffe. In caso di vendemmia manuale permette la riduzione dei tempi di lavoro, fino ad un 20-25%.