Bruxelles affida all’evoluzione dei vitigni resistenti e alle prospettive delle Nbt il compito di assicurare maggiore sostenibilità in viticoltura
Riccardo Velasco, direttore Crea Viticoltura Enologia
Doppia rivoluzione nel miglioramento genetico della vite. Dopo decenni di sostanziale immobilismo l’evoluzione delle biotecnologie e la corsa per la codifica del suo genoma (un obiettivo raggiunto dal nostro Paese nel 2007) hanno innescato lo sviluppo di nuove varietà caratterizzate da doppie e triple resistenze a temibili malattie fungine come peronospora e oidio.
Incroci tradizionali
Questi nuovi vitigni resistenti sono ottenuti con tecniche tradizionali di incroci ricorrenti, in cui il DNA proveniente dal parentale “nobile”, ovvero dalla varietà di Vitis vinifera di pregio, è presente con percentuali superiori al 97%. La selezione assistita da marker consente di verificare la presenza dei geni di resistenza desiderati provenienti da varietà americane o asiatiche. Le prime varietà di questo tipo sono state registrate in Italia nel 2009. Il 2015 è l’anno dell’iscrizione delle prime varietà frutto di ricerca 100% italiana. Il 2020 è l’anno dell’iscrizione di varietà resistenti ottenute da due differenti gruppi di ricerca italiani. La loro diffusione è stata all’inizio rallentata dal peso di una stringente burocrazia registrativa che impone almeno 4 anni di sperimentazione per l’autorizzazione in ogni regione e che va superata in nome della sostenibilità delle produzioni, della redditività dei produttori e della competitività del nostro vino.
Le promesse delle Nbt
Nel frattempo la strategia Farm to fork e il Nobel attributo alle loro due scopritrici si accingono a dare il decisivo impulso allo sviluppo delle prime varietà di vite ottenute attraverso Genome editing. È la più promettente tra le New breeding technique (o tecnologie di evoluzione assistita). Consente di apportare modificazioni puntiformi estremamente precise sul genoma della vite . Anche in questo caso le maggiori prospettive sono quelle connesse allo sviluppo di varietà resistenti ma le due tecnologie non vanno confuse: con le NBt non si ottengono nuove varietà ma nuovi cloni, geneticamente corrispondente al genitore a parte un solo gene. Ma prima di vedere in campo queste innovazioni passeranno non meno di 8-10 anni.
Varietà resistenti iscritte al Catalogo nazionale