Spezzare la monotonia di rame e zolfo

La viticoltura biologica evoluta deve guardare all’innovazione

di Marco Pierucci e Fabio Burroni - Studio Associato Agronominvigna

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Vigneto bio: una sfida per produttori motivati e preparati. Per essere davvero fedeli alla complessa definizione contenuta nel Reg. 834/2007 (vedi riquadro), è necessario passare a un livello più evoluto di viticoltura biologica, che si affranchi dal suo passato monotono di rame e di zolfo per convogliare in sé le innovazioni tecnico-scientifiche messe a disposizione dal mercato in questi ultimi decenni. Un moderno ed evoluto approccio biologico, inoltre, deve essere globale e maggiormente rispettoso del significato di “bio”, vale a dire della vita, ponendo la stessa attenzione alla salute della pianta, alla salute del suolo e alla biodiversità presente sopra e sotto il terreno.

Obiettivo: biodiversità

La viticoltura biologica evoluta deve favorire lo sviluppo di una corretta biodiversità vegetale nei vigneti e nelle aree limitrofe, quale prerequisito indispensabile allo sviluppo di un ambiente adatto a mantenere anche la massima biodiversità microbica e animale nel suolo e sopra il suolo. Tutto questo a vantaggio di un maggiore equilibrio tra parassiti e organismi utili e a favore del ripristino e del mantenimento di una naturale fertilità del suolo che resta il maggiore obiettivo tecnico ed etico dell’agricoltura biologica.
Nella viticoltura biologica evoluta la difesa deve essere basata non più esclusivamente sui fitofarmaci tradizionali (rame, zolfo, piretro, ecc.), ma anche sulle numerose innovazioni tecnico-scientifiche oggi disponibili e di cui riportiamo uno schema riassuntivo.
Per essere viticoltori biologici evoluti occorre quindi conoscere e padroneggiare anche molte innovazioni tecniche. Sarebbe più logico definire la viticoltura biologica evoluta anche come innovativa e cognitiva, ma meglio non esagerare con inutili etichette.

Cos’è l’agricoltura biologica

La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.

Fonte Reg (CE) N. 834/2007 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2007

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