Il cambiamento climatico sta generando aree di produzione nelle quali le deviazioni meteorologiche dannose (es. eccessi termici e radiativi e carenza idrica) per gli attuali schemi di coltivazione, ottimizzati ed utilizzati con successo da tempo, sono piuttosto ricorrenti ed aree ove invece sono piuttosto sporadiche, ma non per questo altrettanto dannose. Nel primo caso sono utilizzabili tecniche di gestione, alcune di recente messa a punto, caratterizzate da debole flessibilità, ovvero che si applicano all’inizio della stagione senza sapere in realtà se poi gli stress termici e radiativi si verificheranno. Nel secondo caso invece possiamo includere tecniche di gestione flessibili che si possono utilizzare anche a stagione avanzata e solo se si verificano condizioni critiche. Queste tecniche, divise in flessibili e non, sono elencate nella Tabella, con i relativi effetti che esercitano sia sulle rese produttive che sull’epoca di vendemmia e sui principali componenti della qualità dell’uva, nonché i riferimenti per eventuali approfondimenti.
La maggior parte di queste tecniche agiscono soprattutto sulla maturazione tecnologica delle uve con rallentamenti nella capacità di produzione ed accumulo degli zuccheri nei mosti, poichè si basano sull’induzione di stress fotosintetici calibrati (tecniche n. 1, 2, 3, 4) e nel posticipare l’epoca ottimale di vendemmia. Altre agiscono invece sull’induzione di meccanismi di competizione nutrizionale tra i vari organi della pianta (tecniche 6, 7, 8 9), mentre altre tecniche agiscono riducendo o limitando gli stress termici e radiativi (n. 5 ed in parte anche la n.4), poichè esercitano un effetto schermante cui segue una riduzione delle temperature dei tessuti.